Incontri del Maior – Giacomo Ferrara
Intervista degli studenti del Maior a Giacomo Ferrara durante il terzo appuntamento degli Incontri del Maior per l’edizione 2021.
Dopo una breve presentazione in cui Giacomo Ferrara ha raccontato la sua esperienza partendo dai banchi di scuola di un liceo paritario di Chieti molto simile al Maior fino alle esperienze lavorative di questi anni, Giacomo ha sottolineato l’importante aspetto che nessuno smette mai di studiare, ognuno nel proprio ambito fa continuamente corsi di aggiornamento. Lo stesso succede per il mestiere dell’attore: Giacomo continuamente approfondisce e migliora la sua tecnica recitativa attraverso anche l’importantissimo supporto e lavoro costante con il suo acting-coach. Poi nella fase di azione, quando effettivamente è chiamato ad interpretare dei ruoli fa un lavoro sul personaggio definito.
Nella seconda parte dell’intervento ha risposto alle domande dei ragazzi del Maior.
1. Come ti sei trovato a lavorare con gli altri componenti del cast di Suburra?
La cosa importante è che ci siano dei colleghi bravi che ti sappiano trasmettere delle emozioni, indipendentemente da quelli che sono i rapporti di amicizia al di fuori del set. Tutti gli attori della serie, devo dire, sono fortunato ad averli incontrati e ad aver lavorato con loro. Sono stato molto fortunato, e non è una fortuna che capita a tutti, che in generale ho lavorato sempre con colleghi super disponibili, che sono prima di tutto delle bellissime anime e brave persone prima che grandi attori.
2. Per costruire il personaggio di Spadino su cosa ti sei concentrato maggiormente? Su cosa hai lavorato vista anche la distanza che c’è tra te e il personaggio?
Si, esattamente Spadino è assolutamente lontano dalla mia persona, nel senso che io in primis non farei mai quello che fa lui. Questo è già un punto di partenza importante per uno studio del personaggio: il sapere cosa non faresti mai ti dice in qualche modo che farebbe lui; è comunque un percorso iniziato nel 2014 dai provini del film di Suburra. In ogni caso fare l’attore significa per me essere molto curiosi: avendo avuto la possibilità di poter fare esperienza diretta ho imparato tantissimo da quella cultura che si racconta del film, e successivamente nella serie, entrando nelle loro case, ascoltando i loro racconti e osservando dall’interno il loro mondo fatto di regole bene precise. Spadino è un personaggio così complesso dalle tante sfumature; ha una tavolozza di colori immensa e io mi sono divertito di volta in volta a colorare il personaggio in modo diverso.
3. Che ruolo vorresti interpretare nel futuro?
L’esigenza personale che ho a livello lavorativo non è tanto di interpretare un ruolo specifico, ma che quel ruolo possa raccontare qualcosa di importante e che possa toccare le persone. Non è importante la storia quanto il messaggio che arriverà attraverso la storia stessa e poi devo essere io per primo ad emozionarmi per emozionare.
4. Come si prepara il corpo per interpretare un ruolo?
Noi siamo il risultato finale di tutto ciò che ci è successo nella vita. Si fa un grande lavoro emotivo e si vanno a cercare e analizzare gli aspetti che possono combaciare tra la mia storia e quella del personaggio, e una volta creato tutto il mondo emotivo il corpo viene da sé. Dipende ovviamente dal ruolo che si andrà a interpretare. Ad esempio a gennaio ho dovuto interpretare il ruolo di un pugile e ho lavorato circa due mesi a livello fisico per imparare i movimenti di quello sport, come tirare un pungo ad esempio, per passare poi alla finzione e quindi alla recitazione.
5. Un attore prima di interpretare un ruolo si domanda se esso può avere un’influenza sul pubblico e di conseguenza rifiutare il lavoro proposto?
No, nel senso che io se vengo chiamato a interpretare un ruolo non lo devo assolutamente giudicare perché non sarebbe corretto per il lavoro che svolgo e per l’arte. In diverse occasioni ed eventi è stato analizzato questa tematica dell’emulazione anche con i magistrati che combattono la mafia ogni giorno nella vita reale. C’è una netta distinzione tra la letteratura, e quindi anche il cinema, e la vita reale che purtroppo è di gran lunga peggiore rispetto a quello che si vede nel film o nella serie. Andiamo a descrivere una realtà purtroppo già esistente e il discorso che facciamo noi è semplicemente di intrattenimento, quindi credo non ci sia il pericolo di poter emulare determinate azioni. I personaggi che voi vedete sono personaggi che si possono incrociare in tantissimi libri, però, ripeto, non farei mai quello che fa il mio personaggio. Secondo me è più un discorso di educazione, è più come una persona cresce. Se io in primis non farei quello che fa Spadino non vedo perché qualcun altro dovrebbe farlo se non ha un background di un certo tipo. Anzi i ragazzi che mi incontrano per strada emulano al massimo il vestiario e il taglio di capelli e non quello che fa il personaggio.
6. Hai trovato delle difficoltà a interpretare dei ruoli molto distanti dalla tua personalità?
Il personaggio in ogni caso ti insegna sempre qualcosa di nuovo, che tu non sai di o qualcosa che tu non vuoi vedere di te stesso. Non c’è il conflitto proprio per il discorso che non vado mai a giudicare un personaggio e, soprattutto, so che è una cosa ben distinta la vita reale dal lavoro: in quel lasso di tempo in cui sono il personaggio divento, passatemi il termine, come un super eroe che si permette di fare e dire qualsiasi cosa. Elio Germano a tal proposito ha detto: “Se tutti facessero gli attori e si mettessero nelle scarpe degli altri non ci sarebbe più la necessità di insegnare la morale”. Se tu hai provato quello che prova un’altra persona non faresti mai qualcosa che potrebbe fargli del male.
7. I personaggi possono in qualche modo influenzare negativamente i ragazzi adolescenti?
Come dicevo prima tutte le persone non prendono spunto dalle azioni dei personaggi della serie ma piuttosto dal loro stile. E poi i cattivi non hanno mai vita lunga, nel bene o nel male, come si può vedere guardando l’intera serie, quelle azioni negative non gli porteranno mai nulla di buono, è questa la morale.
8. Quali sono le figure che hanno influenzato la tua curiosità artistica?
La mia curiosità artistica nasce dalla mia esigenza personale; come spiegavo all’inizio dell’incontro raccontando le miei origini questa curiosità nasce sul palco ed è lì che ho capito cosa volevo veramente.
Sono due gli attori che mi hanno ispirato a livello professionale Elio Germano e Daniel Day-Lewis, persone che fanno un lavoro di immedesimazione incredibile. Il loro lavoro mi spinge sempre di più a migliorarmi. Io credo che nella vita, a prescindere dal lavoro, bisogna avere qualcuno che ti sfidi a fare meglio: è una competizione sana che non ti porta a sminuire o abbassare l’altro, ma ad alzare sempre di più l’asticella.
9. Quali sono le difficoltà che si possono incontrare durante un provino? Come hai affrontato quello per il ruolo di Spadino?
C’è sempre ansia per un provino, ma è una cosa che io amo e che ti fa sentire vivo. Il primo provino per il ruolo di Spadino, invece, l’ho toppato. Non ero stato scelto per interpretare quel personaggio. Questo però non mi ha fatto demordere. Le persone che erano lì in quel casting, che già mi avevano scelto per il film – La prima volta di mia figlia – in ogni modo provavano stima verso di me e il mio lavoro, ma in quel momento non rispecchiavo i canoni prefissati per interpretare quel ruolo. Anche se un provino o colloquio va male questo non vi dice che voi non sapete fare un mestiere, ci sono tantissimi fattori in quel momento da prendere in considerazione perché tu venga scelto per un film o per un qualsiasi altro mestiere. In ogni caso dopo una serie di eventi e soprattutto uno studio approfondito del personaggio, della storia culturale e sociale intorno a quel personaggio e tanto altro, alla fine c’è stata la seconda possibilità, che dopo tante prove mi ha portato ad otterrete il ruolo di Spadino.
Questo soprattutto per dire che non bisogna mai mollare. L’attore è uno dei mestieri che riceve più no al giorno, ma non è tanto il numero dei no, è come ti fai forza e rispondi a quei no; e quindi prima o poi se studi, se hai talento, se sei caparbio e fai tanti sacrifici quei no si trasformeranno in dei si.
In chiusura Giacomo ha concluso con una citazione del regista Pupi Avati che disse alla fine di una sua lezione: “Se anche uno solo di voi ha capito quello che volevo dire, le mie parole non sono state vane”. Quindi, ha salutato i ragazzi del Maior con questo augurio: “auguro che quello che ho detto possa servire a qualcuno di voi per capire quello che si vuole fare nella vita e, soprattutto, dargli un significato vero importante sempre”.